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Cataldo Motta lancia l'allarme: "Odor di mafia nel calcio leccese"

21 ottobre 2010
di GIUSEPPE CALVI
"Vedrete, nella relazione d’inaugurazione dell’anno giudiziario. Nella sola provincia di Lecce ci sono 8 squadre che nelle loro compagini sociali contano personaggi discutibili sotto il profilo giudiziario. In alcune ci sono persino dirigenti condannati per associazione mafiosa".

E’ il grido d’allarme lanciato dal procuratore capo Cataldo Motta (NELLA FOTO) in un’intervista pubblicata ieri dal "Nuovo Quotidiano di Puglia", in merito all’indagine giudiziaria "Poker 2": 498 indagati in tutta Italia, 26 perquisizioni e l’accusa sarebbe di associazione a delinquere finalizzata all’esercizio abusivo di attività di gioco e scommesse raccolte telematicamente.

Vito Tisci, dal 6 novembre 2004 presidente del comitato regionale della Lega Dilettanti (prima ne era stato il segretario generale per 22 anni), recepisce il duro messaggio del procuratore capo Motta ma attende sviluppi più diretti e concreti per il calcio pugliese.
"Il nostro movimento coinvolge in Puglia 896 società, oltre 16.000 dirigenti e quasi 40.000 giocatori tesserati, dal campionato di Eccellenza sino alla Terza categoria e in più calcio femminile e calcio a 5 - afferma Tisci -. Dopo aver letto l’intervista del giudice Motta, ho riesaminato le documentazioni di alcune società salentine che, anche presso il nostro comitato, risultano, da 7, 8 mesi, oggetto di accertamenti da parte della polizia giudiziaria e della Guardia di Finanza. Basandoci sulle autocertificazioni presentate all’atto delle iscrizioni, nessun dirigente è, però, incompatibile con quanto sancito dalle norme".

Presidente, non sarebbe meglio richiedere ai dirigenti un certificato penale, piuttosto che una semplice autocertificazione?
"E’ Roma a dettare la linea. Solo per il corso allenatori è previsto il certificato penale. E, comunque, non si risolverebbe certo il problema: a fronte di una richiesta di certificato penale, il dirigente "incompatibile" affiderebbe il ruolo a un prestanome. Nei piccoli paesi tutti conoscono l’effettivo presidente e/o proprietario ma, per acquisire prove contrarie a quanto perviene negli atti in comitato, dovremmo disporre di un esercito di ispettori".

Eppure, il procuratore capo Motta è stato precisissimo: nel Salento 8 società dovrebbero essere considerate "fuorilegge".
"Non copriremo personaggi malavitosi. Non attenderò l’inaugurazione dell’anno giudiziario e mi metterò a disposizione del magistrato per collaborare al fine di acquisire notizie ufficiali sulle società alle quali fa riferimento. Dinanzi a dati certi sull’incompatibilità di dirigenti, che avrebbero rilasciato autocertificazioni false, provvederò al deferimento alla Procura federale, cui farà seguito l’eventuale preclusione a vita presso il comitato pugliese e magari il coinvolgimento della stessa società per responsabilità oggettiva, con sanzione pecuniaria o addirittura penalizzazione".

(La Gazzetta dello Sport)

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