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MANFREDONIA / Karel Zeman: "Serve più cattiveria sotto porta"

14 settembre 2010
di MICHELANGELO GUERRA
Quando si parla di certi schemi tattici, i riferimenti portano spesso a questo o quel maestro. Figuriamoci quando c’è di mezzo la famiglia Zeman.
Il figlio Karel (NELLA FOTO), tecnico del Manfredonia, sta infatti cercando di imprimere alla sua squadra un volto che rispecchi fedelmente i modi di pensare e gli insegnamenti di papà Zdenek.
C’è però una differenza: le squadre allenate dal capostipite segnano molti gol, pur subendone quasi in eguale misura. Questo per dire - con tutti i dovuti rispetti – che dopo due giornate di campionato il Manfredonia è ancora all’asciutto di gol, mentre ne ha incassati 3 nella gara di esordio a Fasano.
In più, c’è già una certa difficoltà dettata dall’attuale posizione di classifica.

Sia chiaro, tempo il tempo per recuperare, c’è. Ne è pienamente convinto, Karel Zeman, che ritorna su quanto detto subito dopo il fischio di chiusura della gara pareggiata con il Tricase al termine della quale è rimsato parzialmente soddisfatto.
«Dobbiamo imparare ad essere più incisivi negli ultimi metri – dice il tecnico dei bianco-celeste –. In area avversaria serve maggiore cattiveria, altrimenti avremo sempre di questi problemi».

Forse manca qualcosa, a questo Manfredonia?
«L’ho già detto – risponde prontamente - non siamo una squadra da buttare e quindi credo che per il momento vada bene così. Non vorrei che fosse l’alibi permanente, ma va rimarcato un aspetto molto importante: per i motivi che tutti conoscono, questa squadra è stata allestita frettolosamente e di conseguenza ha iniziato a lavorare con notevole ritardo rispetto ai tempi giusti, quindi, è logico che qualche sfasatura sia ancora evidente ed è altrettanto scontato che il nostro principale impegno sarà appunto rivolto ad azzerare progressivamente questo gap».

Tanto lavoro quotidiano, insomma, è secondo Zeman junior la ricetta su cui puntare per arrivare ad una forma e ad una fisionomia di squadra decente.
«Al di là delle sbavature – conclude – abbiamo comunque dimostrato di essere una squadra che sta iniziando ad impare a giocare in modo ordinato, a differenza delle precedenti uscite in cui per primo avevo sottolineato che proprio non c’eravamo sul piano della collettività. Del resto siamo giovani, ci manca l’esperienza e la cattiveria in certi momenti della partita. Come sono convinto che continuando su questa strada, ci livelleremo con gli altri». 

(G.d.M.)

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