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Da: Medania.com
"Cari tifosi dell'amato Mesagne, vi scrivo per la prima e forse ultima volta. Sono stato indeciso se farlo o meno; alla fine le ragioni del cuore hanno prevalso su quelle della ragione. Ma oggi chi scrive è semplicemente un tifoso: uno di voi.
In due anni abbiamo condiviso insieme tanti momenti, a volte felici, a volte meno. Abbiamo avuto talvolta qualche incomprensione. Normale nella vita e nel calcio. Ma credo che mai sia mancato l'affetto e la stima reciproca perché avete capito che io, così come voi, ho dato tutto me stesso alla causa. Mi sembra doveroso oggi venire sul "vostro campo", per unirmi a voi in questo momento di grande amarezza. Sono venuto per condividere la sconfitta perché so quanto è difficile trovare amici quando si perde e quanto sia prezioso averne in questi momenti. Altra cosa è la condivisione della vittoria. Lì si fa a gara per esserci e saltare sul carro del vincitore.. Dopo due magnifici anni di lotta gladiatoria e fiera contro ogni avversario e contro tante avversità è giunto il momento della sconfitta più amara. Dico più amara perché, purtroppo, non decretata dal campo. E così il ritorno, appena assaporato, al calcio bello da vivere e da raccontare, dopo un buio quarto di secolo, viene soffocato dal triste susseguirsi di infausti accadimenti. Tornano alla mente i tanti momenti belli, le tante vittorie e la cavalcata imprevedibile dello scorso anno dove, insieme, abbiamo piegato avversari illustri, contro ogni previsione, andando anche al di là delle nostre umane forze. Ma non dimentico il "miracolo" sportivo di quest'anno dove, lottando contro i nemici, senza trascurare il mancato aiuto di parecchi "amici", siamo riusciti a salvarci sia pur rimanendo senza unghie e senza denti.
In due anni abbiamo condiviso insieme tanti momenti, a volte felici, a volte meno. Abbiamo avuto talvolta qualche incomprensione. Normale nella vita e nel calcio. Ma credo che mai sia mancato l'affetto e la stima reciproca perché avete capito che io, così come voi, ho dato tutto me stesso alla causa. Mi sembra doveroso oggi venire sul "vostro campo", per unirmi a voi in questo momento di grande amarezza. Sono venuto per condividere la sconfitta perché so quanto è difficile trovare amici quando si perde e quanto sia prezioso averne in questi momenti. Altra cosa è la condivisione della vittoria. Lì si fa a gara per esserci e saltare sul carro del vincitore.. Dopo due magnifici anni di lotta gladiatoria e fiera contro ogni avversario e contro tante avversità è giunto il momento della sconfitta più amara. Dico più amara perché, purtroppo, non decretata dal campo. E così il ritorno, appena assaporato, al calcio bello da vivere e da raccontare, dopo un buio quarto di secolo, viene soffocato dal triste susseguirsi di infausti accadimenti. Tornano alla mente i tanti momenti belli, le tante vittorie e la cavalcata imprevedibile dello scorso anno dove, insieme, abbiamo piegato avversari illustri, contro ogni previsione, andando anche al di là delle nostre umane forze. Ma non dimentico il "miracolo" sportivo di quest'anno dove, lottando contro i nemici, senza trascurare il mancato aiuto di parecchi "amici", siamo riusciti a salvarci sia pur rimanendo senza unghie e senza denti.
Cosa dire? La tristezza è tanta. La mia è almeno pari alla vostra. La sorte non sempre è amica di chi merita. Però proprio in questo momento buio vorrei invitarvi a non mollare. Così come tante volte io ho chiesto ai miei ragazzi. E' proprio nei momenti come questi che si vede se si è davvero forti, Siete andati al tappeto e sentite la bocca sanguinante. Non importa capire perché. Quel che conta è che dentro di voi, che tanto amate questa maglia, e ne avete dato prova infinite volte, ci sia l'orgoglio e la forza per rialzarsi. Questo chiesi io ai ragazzi dopo la sconfitta memorabile col Casarano. Un colpo che avrebbe ucciso un bisonte. E i nostri avversari s'illusero che ci avessero finito. Invece no. Loro, quegli indomiti lottatori, furono immensi a credere che dopo un k.o. si può ancora vincere. E andarono a battersi con valore unico e smisurato a Nardò, a Galatina contro il Sogliano (chi lo dimentica? Nessuno avrebbe scommesso un centesimo su di noi) e poi in quelle gare stupende e d'indicibile sofferenza contro Erchie e S. Pancrazio e ancora a Salice contro il Veglie per concludere con l'apoteosi storica dell'ultima col S. Donato.
Nel mio cuore resterò per sempre orgoglioso oltre misura di quei ricordi. Di una vittoria incredibile e per tanti impossibile! Per questo io ora chiedo a voi: non mollate. Stringete i denti e, prima o poi, questo momento sarà solo un brutto incubo scacciato via. La rinascita che verrà vi darà una gioia immensa nel ricordo dell'odierna sofferenza. Per far questo però non abbandonate la Vostra squadra. Si dice, ed è vero, che passano presidenti, allenatori e calciatori ma la maglia è per sempre. Custoditela e statele vicino ora che ne ha bisogno. Saprà ricambiarvi. E io mi auguro di rincontrarci presto. E se sarà da avversario, la mia vittoria più bella sarà sentirvi dire: "Marangio: Uno di noi!", così come i miei grandi amici tifosi del Montalbano che mi hanno adottato per sempre come uno di loro.
Vi saluto con un motto citato dai miei concittadini tifosi di una squadra, il Brindisi, anch'essa tanto amata per quanto sfortunata. La pluridecennale sofferenza brindisina si racchiude mirabilmente in quello striscione immenso con la massima di Seneca: "Per aspera sic itur ad astra".
Un abbraccio.
Gioacchino Marangio.
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