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Altamura: Bella serata di sport e solidarietà per Tafuni

01 luglio 2008
A cura di: Giuseppe Clemente

Una parata di vecchie glorie e nuove leve del calcio altamurano e pugliese hanno reso omaggio a Franco Tafuni (qui in una foto di alcuni anni fa), ex presidente dell’Altamura e calciatore in diverse realtà del Mezzogiorno.
Tafuni, detto “Francuccio”, esordì a soli 16 anni in serie C con la casacca del Matera dove tornerà molti anni dopo con il ruolo di direttore generale e co-proprietario del team. Successivamente il vulcanico “Francuccio” lasciò il segno in altre piazze tra cui Bitonto, Noicattaro, Ostuni e Canosa, chiudendo la sua carriera nella sua città, Altamura.
Nel 1982, su invito di Michele Maggi, Tafuni iniziò la sua vincente carriera da dirigente.
Salvò subito l’Altamura dalla retrocessione in 1^ categoria portandola, nel giro di 4 stagioni per la prima volta in serie C2.
L’Altamura di “Francuccio” è stata inoltre l’unica squadra pugliese ad aver vinto la Coppa Italia unificata battendo, nelle fasi finali, prima il Leffe (che oggi si ritrova in B…) e poi la Stezzanese in un memorabile incontro tenutosi a Senigallia arbitrato da un giovane Pierluigi Collina.
E proprio un ex collega dell’arbitro Collina, il pugliese Gianluca Paparesta (nella foto), ha reso omaggio assieme a suo padre Romeo, sabato pomeriggio allo stadio “D’Angelo” di Altamura, ad uno degli indiscussi protagonisti del calcio pugliese degli anni ‘80. Assieme a loro, un parterre di nomi noti del calcio di Puglia. Da Sciannimanico a Dell’Oglio, da Guastella a Vito Chimienti, da Tavarilli a Cassano, più tutta una serie di ex calciatori biancorossi (Abbrescia, Cornacchia, Incarbona, Loiacono e tanti altri) che con le lacrime agli occhi hanno accolto al centro del campo “Francuccio” il leone che, da diversi anni, respira grazie ad una macchina e si sposta con la sua inseparabile moglie con una sedia a rotelle a causa del Morbo di Gehrig, una terribile malattia che ha colpito diversi ex calciatori.
Alla commozione e le lacrime è seguito il divertimento per gli oltre trenta partecipanti alla gara che, per la cronaca, ha visto trionfare le vecchie glorie altamurane.
Tanti gli attestati di stima giunti anche solo telefonicamente alla famiglia Tafuni da personaggi del calcio e della politica che negli anni hanno accolto “Francuccio” nei Palazzi che contano. Basti ricordare che Tafuni era un ospite abituale a Villar Perosa, residenza estiva della famiglia Agnelli e vecchia sede del centro sportivo dove la sua squadra del cuore, la Juventus, si allenava.
La sua semplicità e schiettezza e la sua simpatia lo portarono a stringere amicizie con i suoi beniamini Platini, Boniperti, Boniek, Tardelli e Paolo Rossi che, di tanto in tanto, venivano omaggiati dei prodotti della nostra terra.

CONOSCIAMO MEGLIO FRANCUCCIO TAFUNI

Aveva un fisico bestiale. Era una forza della natura. Lo chiamavano Gigi Riva, anche se era un mediano di spinta, ma aveva il gol facile e i muscoli, il fiato e la potenza - l' accostamento non è una forzatura - del mediano azzurro Mario Bertini (Messico ' 70). Certo, il suo nome è molto più modestamente Franco Tafuni, nelle enciclopedie del calcio si deve faticare per trovarlo, ma se non è arrivato nell' Olimpo del pallone è stato soltanto perché era un ragazzo persino più «marginale» di Vito Chimenti, suo coetaneo e compagno di squadra negli anni Settanta, che invece riuscì ad arrivare in serie A. Franco Tafuni era intemperante con gli allenatori, ruvido negli scherzi ai compagni, pronto al duello con qualsiasi avversario. Per questo, già a vent' anni, dovette scordarsi la serie A prima ancora di poterla sfiorare. Ma il cuore di Franco Tafuni, detto Francuccio a dispetto della sua possanza fisica, era un cuore grande. E dev' esserlo ancora, perché come lui stesso dice, senza più la voce, ma solo con le labbra, «è grazie al mio cuore se sono ancora vivo e combatto contro questa maledetta malattia». Generoso, pronto a prenderle e darle anche per conto terzi nei campi di serie C e D più difficili, Franco Tafuni ha continuato a fare l' intonachista anche quando il calcio è diventato il suo primo lavoro. Lavorava e giocava, giocava e lavorava. Il fisico bestiale, certo. Ma anche medici e allenatori che non hanno avuto scrupoli a impossessarsi di quel treno che già Franco Tafuni era e a farlo marciare al massimo e oltre il massimo con pillole colorate e flebo prima di ogni gara. A scoprire Tafuni fu Franco Dibenedetto (vincitore del Seminatore d' oro nel 1978-79, prima e unica stagione in serie B del Matera), che nel ' 74 lo volle proprio a Matera, dove lo fece subito esordire in Coppa Italia e nel campionato di C. Ma Dibenedetto, nel ' 74, era ancora allenatore in seconda e potè far poco per impedire che Franco Tafuni venisse dirottato in D, al Bitonto, per aver quasi accoppato il titolare della panchina, mister Veneranda. E tuttavia, non la «testa», né gli zeri in condotta avrebbero cambiato la vita di Franco Tafuni. I guai veri di Francuccio sarebbero stati altri. «I guai cominciarono a Matera, dove il medico ci dava pillolette rosse, di Micoren credo, e altre di cui non so nemmeno il nome - racconta Tafuni, affidandosi al solo ' ' labiale' ' e con l' aiuto della moglie Anna -. Dopo Matera, ci furono gli anni di Bitonto e di Canosa, in serie D. Lì, oltre alle pillole, le flebo il giorno prima di ogni gara erano la regola. Ma ci dicevano che erano vitamine, per vincere la stanchezza. Che potevo saperne io? Finivo di lavorare, dovevo allenarmi e giocare, e sentirmi meno stanco non mi dispiaceva». Dopo tutto, Francuccio si sentiva bene come sempre, «un leone, anche quando ho chiuso la carriera ad Altamura, da presidente-giocatore, nel 1988, con la promozione in C2». Anni in cui le cose andavano ancora bene e Tafuni passava dal calcio giocato alla tv, come uno degli indimenticabili acrobati della lingua italiana in «Mai dire gol», accanto a Trapattoni, uno dei suoi miti, al pari di Boniperti, Platini, Boniek, Tardelli, Paolo Rossi, nel frattempo diventati suoi amici. Andava a trovarli periodicamente a Villar Perosa, con le burratine di Andria e Gioia del Colle, e finì per conoscere anche l' Avvocato Agnelli e Luca di Montezemolo. Di Antonio Matarrese, poi, presidente della Figc, aveva quasi un culto, poiché l' aveva aiutato a muoversi da presidente tra i presidenti. Prima dell' Altamura e poi, sempre in C, del Matera. Un padre-padrone, Franco Tafuni, che una volta cacciò l' allenatore, Franco Selvaggi (ex campione del mondo di Spagna ' 82), che non ritenne di far svolgere una doppia seduta di allenamento ai giocatori nel giorno di Natale. «Ma sono stato sempre un presidente che ai suoi calciatori non ha mai fatto prendere niente» sillaba Tafuni, che ha anche due figli che giocano a calcio in Interregionale ed è terrorizzato dall' idea che possano essere vittime come lui di «aiuti» misteriosi. Anna, sua moglie, è la sua infermiera, ma anche la persona che conosce meglio di tutti cos' è la sclerosi laterale amiotrofica, al punto da parlarne direttamente con i medici, quelli dell' ospedale San Raffaele di Milano e anche quelli di Londra con cui è riuscita stabilire un contatto e che interroga sulle cellule staminali. «Credo che questa sia l' unica speranza - dice Anna Tafuni - ho scritto anche a diversi programmi tv per poterne parlare a tutti e ottenere qualche risposta. Sto aspettando». Il pudore ha impedito a Francuccio di far sapere ai suoi amici, anche quelli importanti, come lo ha ridotto il calcio degli apprendisti stregoni. Ma, adesso che sta cercando di vincere la sua partita più difficile, ricevere gli auguri di buon anno non dispiacerebbe nemmeno a lui, il burbero, l' irascibile, l' incorreggibile, generoso Franco Tafuni. Carlo Vulpio La malattia DA' L' IMMOBILITA' La sclerosi laterale amiotrofica (morbo di Gehrig) è una patologia che causa la necrosi graduale dei neuroni motori del cervello o del midollo spinale: porta all' immobilità e al blocco respiratorio
(Fonte: Corriere.it)

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