da Corriere del Giorno

«Impossibile non pensarci o staccare la spina. Abbiamo vissuto una grandissima delusione, oltretutto per la prima volta in carriera. Purtroppo fare tanti sacrifici è servito a poco o nulla».
Così Checco D’Amblè (nella foto) sintetizza il proprio rammarico per l’amara retrocessione del Grottaglie in Eccellenza.
L’esperto attaccante leccese sta ricomponendo il puzzle di una stagione risultata imprevedibilmente dura sin dall’avvio. A suo giudizio, la doppia gara dei playout ha ricalcato il filo di un intero campionato: «Per tutto l’anno abbiamo fatto fatica a vincere ed anche per questo era molto difficile affrontare le due sfide con il Bitonto, sfavoriti dalla peggior classifica. La gara di andata in casa – evidenzia D’Amblè – mi ha ricordato quella col Francavilla Fontana. Partite in cui vuoi fare di più e che invece sfuggono. A Bitonto poi abbiamo avuto un buon approccio, ma loro sono andati a segno quasi al primo tentativo ed hanno potuto accantonare la mezza intenzione di giocare in modo più aperto, tornando ad essere molto guardinghi».
D’Amblè evidenzia i tanti appuntamenti mancati: «Quando eravamo al top, come col Pomigliano o ad Ischia, non siamo riusciti ad accelerare, cogliendo solo pareggi alla fine risultati infruttuosi. E’ stata un’annata strana. Segnali e piccole sfumature andavano nel verso sbagliato, eppure - aggiunge D’Amblè, 35 anni compiuti a maggio -, in noi c’era sempre la voglia di raddrizzare la stagione e a mio giudizio ne avevamo la possibilità. Tutti abbiamo commesso degli errori: dover rincorrere sin dall’inizio è stato un peso molto rilevante».
Con 12 reti e 35 presenze tra coppa e campionato, D’Amblè si è comunque segnalato per continuità di impiego e rendimento: «Eppure, avrei potuto fare di più, perché dopo la gara con il Matera per due, tre giornate ho convissuto con una botta alla coscia ed in alcune gare i portieri sono stati decisivi. Mi dispiace per come è andata, perché a Grottaglie mi sento in famiglia, tra amici veri. Non a caso, a campionato in corso, quando sono arrivate importanti proposte di altre
società, ho scelto di non andarevia perché non volevo mollare,né il presidente voleva che lo facessi. Ed in sincerità, giocarel’Eccellenza a Grottaglie nonsarebbe un declassamento,perché sono convinto che comunquesarà progettato uncampionato di rilievo. Tanto meglio se arriverà il ripescaggio. Semmai - conclude D’Amblè - il punto interrogativo sono i tempi della programmazione futura. Mi auguro e auguro alla piazza che le cose, a tutti i livelli, si chiariscano
più presto».
Ieri intanto, con una nuova nota degli Ultras, si è rinnovata la forte richiesta di dimissioni indirizzata al presidente Ciracì. Ne riportiamo i principali passaggi.
Così Checco D’Amblè (nella foto) sintetizza il proprio rammarico per l’amara retrocessione del Grottaglie in Eccellenza.
L’esperto attaccante leccese sta ricomponendo il puzzle di una stagione risultata imprevedibilmente dura sin dall’avvio. A suo giudizio, la doppia gara dei playout ha ricalcato il filo di un intero campionato: «Per tutto l’anno abbiamo fatto fatica a vincere ed anche per questo era molto difficile affrontare le due sfide con il Bitonto, sfavoriti dalla peggior classifica. La gara di andata in casa – evidenzia D’Amblè – mi ha ricordato quella col Francavilla Fontana. Partite in cui vuoi fare di più e che invece sfuggono. A Bitonto poi abbiamo avuto un buon approccio, ma loro sono andati a segno quasi al primo tentativo ed hanno potuto accantonare la mezza intenzione di giocare in modo più aperto, tornando ad essere molto guardinghi».
D’Amblè evidenzia i tanti appuntamenti mancati: «Quando eravamo al top, come col Pomigliano o ad Ischia, non siamo riusciti ad accelerare, cogliendo solo pareggi alla fine risultati infruttuosi. E’ stata un’annata strana. Segnali e piccole sfumature andavano nel verso sbagliato, eppure - aggiunge D’Amblè, 35 anni compiuti a maggio -, in noi c’era sempre la voglia di raddrizzare la stagione e a mio giudizio ne avevamo la possibilità. Tutti abbiamo commesso degli errori: dover rincorrere sin dall’inizio è stato un peso molto rilevante».
Con 12 reti e 35 presenze tra coppa e campionato, D’Amblè si è comunque segnalato per continuità di impiego e rendimento: «Eppure, avrei potuto fare di più, perché dopo la gara con il Matera per due, tre giornate ho convissuto con una botta alla coscia ed in alcune gare i portieri sono stati decisivi. Mi dispiace per come è andata, perché a Grottaglie mi sento in famiglia, tra amici veri. Non a caso, a campionato in corso, quando sono arrivate importanti proposte di altre
società, ho scelto di non andarevia perché non volevo mollare,né il presidente voleva che lo facessi. Ed in sincerità, giocarel’Eccellenza a Grottaglie nonsarebbe un declassamento,perché sono convinto che comunquesarà progettato uncampionato di rilievo. Tanto meglio se arriverà il ripescaggio. Semmai - conclude D’Amblè - il punto interrogativo sono i tempi della programmazione futura. Mi auguro e auguro alla piazza che le cose, a tutti i livelli, si chiariscano
più presto».
Ieri intanto, con una nuova nota degli Ultras, si è rinnovata la forte richiesta di dimissioni indirizzata al presidente Ciracì. Ne riportiamo i principali passaggi.
«Dopo un campionato così deficitario, con un susseguirsi di errori grossolani da parte della dirigenza dell’Ars et Labor, che hanno portato inevitabilmente alla retrocessione, ci saremmo aspettati l’unico gesto responsabile da parte del Presidente Ciracì, e cioè le immediate e irrevocabili dimissioni. (…) Ogni giorno che passa inutilmente è un giorno perduto. Tanto più che non ci sono più margini per ricucire il rapporto con una tifoseria delusa e inviperita (…), E se Ciracì avesse la minima intenzione di continuare, deve sapere che sarebbe un calvario, che la tifoseria non merita. Pertanto, signor Ciracì, lasci subito, senza se e senza ma, e stia tranquillo: un altro Presidente la famiglia Settanni riuscirà a trovarlo. (…) Se vuole bene alla squadra, alla città e ai suoi tifosi, lasci: ne saremo grati e sarà un gesto che le farà onore».
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