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Le prime dichiarazioni del nuovo allenatore della Virtus Casarano Roberto Rizzo intervistato in esclusiva dagli amici del CovodelleSerpi
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D: Mister, intanto benvenuto a Casarano da parte di tutto il gruppo "Sakare". Abbiamo letto sui giornali che Paride De Masi quando l’ha chiamata per la prima volta le ha passato Rico Semeraro al telefono. Cosa vi siete detti?
R: Non sentivo Rico da prima dell’estate e mi ha fatto molto piacere risentirlo, si è trattato di un semplice saluto, comunque con De Masi ci eravamo già sentiti prima.
D: La piazza casaranese è molto particolare. Sa accogliere molto calorosamente, ma è anche molto esigente. La tifoseria è divisa sulla scelta dell’allenatore. C’è chi si dimostra entusiasta e c’è chi nutre perplessità legate soprattutto al fatto che lei non conosce la categoria. Vuole lanciare un messaggio ai tifosi?
R: Non credo ci sia bisogno di un messaggio, la categoria è oggettivamente nuova per me, ma a Casarano mi avvalgo di tanti collaboratori, come Sasà Merico, che la conoscono bene, quindi questo non dovrebbe essere un problema, comunque al di là della categoria, se ci riesco voglio insegnare alla mia squadra a giocare a calcio. Credo, inoltre, che il lavoro grosso vada fatto sulla propria squadra piuttosto che analizzare troppo le altre.
D: Il Casarano è imbottito di giocatori che nulla hanno a spartire con la categoria. Tuttavia ad oggi quasi nessuno ha dimostrato in campo a pieno il suo valore. Non bastano i nomi? Cosa manca a questa squadra?
R: Io credo sia stato più frutto di circostanze perché il valore dei giocatori non è in discussione. Alcuni giocatori sono arrivati che erano carenti in preparazione fisica, molti giocatori si sono fatti male con una sequenza ristretta nell’arco di venti giorni. Purtroppo queste condizioni sono frutto della casualità. Anche il mio predecessore avrà sicuramente fatto un buon lavoro, ma ha pagato questo tipo di situazioni che non dipendono certamente da lui.
D: Nei campionati dilettantistici vige la regola degli under, ha avuto modo già di testare, seppure in maniera ancora superficiale le caratteristiche di alcuni di essi. Tra i ragazzini chi l’ha colpita di più?
R: Gli under li conoscevo praticamente quasi tutti, Russo, Perrone, Schito, Coluccia li ho avuti nel settore giovanile del Lecce, non conoscevo D’Anna però ho seguito qualche partita del Casarano e l’ho visto all’opera. Sono dei buoni giocatori. E' raro ad esempio, che un under ti risolva la partita come successo col Nardò. E’ possibile comunque che ci sia carenza di under, e cercheremo di far fronte a questa situazione o andandone a prendere qualcuno oppure selezionandolo nel nostro settore giovanile.
D: Domani sfida decisiva a Sogliano. Vincere la coppa Italia vorrebbe dire approdare in serie D. E’ tutto compromesso?
R: Io conosco solo il risultato dell’andata quindi so che bisogna andare a Sogliano per vincere. Andremo con la migliore formazione possibile in questo momento, nonostante le tante defezioni importanti.
D: Venendo a Casarano avrà certamente sposato il progetto di solidarietà coltivato dalla società. Si tratta di un nuovo modello di fare calcio coinvolgendo a 360° tutto l’ambiente nel sociale e nella solidarietà. Di colpo gli spalti del Capozza sono tornati a gremirsi come ai vecchi tempi. Può davvero essere questo il modo per rinnovare il calcio, renderlo sano e pulito agli occhi degli sportivi e dei cittadini?
R: Io credo che sia una funzione essenziale, il sentirsi partecipe, come tifoso, di un progetto solidale, in aiuto dei più bisognosi. Questo fa sicuramente avvicinare al calcio. I tifosi che gremiscono gli spalti si sentono attivamente partecipi di un progetto che va al di là dei risultati sportivi.
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